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Luoghi (anche comuni)

el balot tacà via

Ne ho sempre sentito parlare, si trova proprio vicinissimo a dove sono cresciuta, un po’ più in alto, in una valle.

Non ci ero mai stata, Trilly ha insistito ed allora dopo pranzo siamo partite per andare a fare una bella passeggiata al “Balot tacà via”! Ne ho sempre sentito parlare, si trova proprio vicinissimo a dove sono cresciuta, un po’ più in alto, in una valle.

Ma andiamo con ordine. Arrivate a Sommavilla di Brenzone con la mitica Micra, parcheggiamo e ci rendiamo conto di non avere con noi nemmeno una monetina. Ravaniamo nelle tasche ed in macchina e niente, non troviamo nulla, allora decidiamo partire per la passeggiata e rischiare la multa, ma prima scriviamo un messaggio che lasciamo bene in vista sul cruscotto. Il percorso è famoso e ben segnalato, ci sono cartelli ovunque, impossibile sbagliare.

Iniziamo la salita, una stretta mulattiera che costeggia la Val del Torrente (ma non è un torrente vero e proprio ) avanziamo lentamente e chiacchierando come sempre! Il panorama bellissimo, in pochi minuti siamo fuori dal mondo, circondate da meravigliosi ulivi secolari, alcuni contorti e col tronco ricoperto di muschio, altri giganteschi. Ascolto il sussurrare delle foglie d’ulivo agitate dalla brezza e respiro a pieni polmoni l’aria fresca e profumata d’erba.

Primula, profumo di Primavera

Mentre affrontiamo la salita arriviamo ad un bivio, c’è un cartello che indica che il “balot” è a destra ed uno che indica di andare a sinistra e decidiamo di andare a destra perché sembra più facile. Ad un tratto arriviamo dietro ad una casetta, piccina, con una vista straordinaria ed un gigantesco e profumato cespuglio di rosmarino, ed uliveti terrazzati, come usano qui, per evitare l’erosione del terreno ed il conseguente franare. Adoro tutto quello che vedo, i campi, i prati ricamati di violette, qualche primula gialla, le recinzioni fantasiose ed il lago immerso in una luce lattiginosa ed opaca.

Mulattiera per andare al Balot tacà Via

La scelta di andare a destra si è rivelata sbagliata. Torniamo sui nostri passi, arriviamo nuovamente al bivio e ci dirigiamo verso il sentiero a sinistra. Poco dopo abbandoniamo il sentiero e addentriamo nella valle. La Val del Torrente costituisce una profonda e stretta forra con alte pareti di roccia calcarea scavate e levigate dall’erosione del ripido torrente proveniente dalla soprastante Valle degli Ossi.

Panorama con Isola del Trimelone!

FAVOLOSO!!! Trilly dice che le sembra un panorama da Jurassic Park, io sorrido ed arranco: le mie ginocchia non sono proprio in forma. La mia amica, simpatica e burlona come sempre inizia a prendermi in giro, e lo fa con la sua solita ironia: cita uno spezzone di una gag di Aldo Giovanni e Giacomo, tratta dal film “Tre uomini ed una gamba”, ma lo fa talmente bene che io penso sia tutta farina del suo sacco. Mi precede e ad un tratto dice: “dai, forza, metti il piede su quella sporgenza, quella roccia fatta a zoccolo di gnu” e poi rincara la dose “attenta che la roccia è tutta franabbile” io le faccio notare che si dice friabile, e lei replica “la roccia frana, non fria”. Rendo l’idea dell’atmosfera?

Ad un certo punto ci troviamo davanti agli occhi un muro di cemento ricoperto di muschio verdissimo e sulla destra sono dei gradini di ferro. Trilly, giovane e veloce arriva prima di me e mi comunica che ai piedi della scaletta c’è una carcassa putrefatta (ed ovviamente puzzolente) di un animale. La mia giovane compagna di passeggiate mi percula perché tentenno, ho una sensazione di ribrezzo e temo di svenire, e seppur di malavoglia, riesco a superare la carcassa, salire i gradini di ferro e superare quell’ostacolo. Ogni tanto lungo il cammino scorgo anche qualche bacca rossa di pungitopo o alcuni fiorellini rosa che sembrano spuntare dalle rocce.

SPETTACOLO!

La Trilly e il suo sorriso

Risaliamo per circa un chilometro la profonda valle, Trilly cammina agevolmente zampettando sui massi ed io un po’ goffamente, arranco: le scarpe senza grip che indosso, il solito problema alle ginocchia ed il sovrappeso fanno sì che ad un certo punto io cada rovinosamente a terra inciampando in una pietra ballerina!

SGRUNT!

Nella caduta sbatto il mento e la chiappa sinistra, atterro con grazia ma appoggio male la mano: sento un dolore al gomito.

AZZ!!

Seppur leggermente acciaccata mi rimetto in cammino; dopo un altro tratto di salita, in questo letto di torrente in secca, vediamo delle incisioni semisferiche del terreno roccioso: delle gigantesche pozzanghere di forma circolare, create nei punti dove l’acqua e grossi massi hanno levigato con forza la roccia (ho scoperto poi che si chiamano “marmitte”). Continuiamo a salire la profonda forra, camminando tra enormi massi fatti rotolare a valle dal torrente e ci aspettiamo che da un momento all’altro arrivi un dinosauro. Anzi, giochiamo ed imitiamo il verso del T-tex (quello che abbiamo visto fare nei film).

Balot tacà via

Finalmente ci appare il famigerato “Balot tacà via”, un enorme masso arrotondato (balot) che franando da monte è rimasto incastrato e sospeso tra le strette pareti rocciose della valle, o meglio è rimasto “tacà via”. Bellissimo, suggestivo. Ne è valsa la pena, nonostante la caduta ed il male dovuto ai vari ematomi! SIGH!

Cartello per il Balot tacà via

PS: una volta a casa le contusioni si sono fatte sentire, ho seguito il webinar del mio corso di marketing, ma sentivo fastidio al gomito, poi una volta a letto ho dormito maluccio, quindi al risveglio, memore della frattura al capitello radiale di qualche anno fa, ho deciso di andare al pronto soccorso. Scrivo questo post scriptum per ringraziare le persone che mi hanno accolta e curata. Andare in quell’ospedale mi fa sempre pensare a papà che ci ha lavorato per qualche anno, è un luogo incantato, immerso nel verde con una vista sul lago pazzesca! Alla fine non avevo nulla di grave, solo delle contusioni. Mi hanno seguito in quattro, una donna professionale e dolcissima che poi ho scoperto essere la mamma di un amico dei miei animali domestici; una dottora di Reggio Calabria che mi ha fatto ricordare il chilometro più bello d’Italia-il gelato di Cesare ed il mio adorato Imm’Enzo; una radiologa competente e gentile ed infine l’infermiere più simpatico del pianeta: lui con le sue belle storie, i ricordi del bisnonno viaggiatore ed il suo tocco gentile è stato la ciliegina sulla torta. Ma questa è un’altra storia che prima o poi scriverò!

3 risposte su “el balot tacà via”

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