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Luoghi (anche comuni)

la terra dei Dogon

i volti delle persone sono meravigliosi, sereni e senza età

Partiamo presto la mattina del 07/01/2008 con la macchina piena di zanzare e profumati di Autan; dopo 400 km arriviamo a Bandiagara, la capitale del Dogon. Il paesaggio è completamente cambiato e siamo in piena savana, con acacie e baobab centenari; sulla strada troviamo tantissimi animali e bisogna fare attenzione perché attraversano improvvisamente e sono pericolosi. La strada è sempre in ottime condizioni: grazie al patrocinio dell’UNESCO il tratto da Mopti a Bandiagara sembra un’autostrada a 4 corsie. Viaggiamo tranquilli, io nel sedile dietro e l’Imperatore alla guida con accanto Joo che è una fonte inesauribile di informazioni ed aneddoti.

Siamo estasiati, quest’Africa conquista, seduce e riempie occhi e cuore di meraviglia, ammiriamo in lontananza le famose formazioni rocciose di Bandiagara dove vive il popolo dei Dogon.

CUCCIOLODiRUSPA | La Falesia di Bandiagara

Decidiamo di prendere una guida locale che ci accompagni e ci racconti un po’ di cose su questo straordinario popolo amico delle stelle, costretto a rifugiarsi proprio qui per sfuggire alle invasioni degli imperi medievali nati sulle sponde del Niger intorno al 1.000 d.C..

Joo intanto si rilassa mentre la guida racconta che i membri della comunità Dogon vivono principalmente di agricoltura e di allevamento; il loro sistema sociale è strutturato in villaggi autonomi con un capo eletto chiamato Hogon, che ha anche funzioni sacerdotali ed il compito di tramandare il sapere e le tradizioni alle generazioni più giovani. Colpisce l’armonia dell’architettura che si fonde completamente con il paesaggio, ogni dettaglio fino al più piccolo delle case e delle capanne, le decorazioni e le forme degli oggetti più comuni e persino la configurazione dei villaggi hanno un valore simbolico profondo legato alle loro credenze religiose. Cominciamo a vedere (addossate alle pareti della roccia e costruite attorno a delle caverne) delle costruzioni di fango con il tetto di paglia, alcune delle quali sono sollevate a 200 metri da terra; si possono raggiungere soltanto scalando gli stretti scaloni tagliati nelle spaccature delle pareti. La nostra guida ci parla anche della religione animista dei Dogon e ci fa notare che la produzione artistica è fortemente legata alla quotidianità e al culto degli antenati, raffigurati sotto forma di statue dall’aspetto solenne o attraverso i rilievi incisi sulle cosiddette porte da granaio. Tra i manufatti più interessanti ci sono poi le maschere, monumentali e meravigliose, ispirate alla cosmogonia e indossate dai danzatori durante le cerimonie religiose. Ci sarebbe molto da raccontare sui Dogon e sulle loro incredibili intuizioni!

“Nella notte dei tempi le donne staccavano le stelle per darle ai loro bimbi. Essi le bucavano con un bastoncino e facevano poi girare queste trottole di fuoco per mostrarsi tra loro come funziona il mondo. Ma non era che un gioco.”

(cit Ogo Temmeli).

La giornata si è rivelata intensa e ricca di immagini da fissare nella memoria: ci colpiscono anche i volti delle persone, meravigliosi, sereni, senza tempo. Vediamo bambini ovunque.
La sera decidiamo di pernottare all’albergo Cheval Blanc, fantastico, mi sento la protagonista di un film e l’Imperatore ha gli occhi che brillano.

Il giorno dopo, 08/01/2008, partiamo per andare a Mopti, ne approfittiamo per fare un giro sul fiume Niger con una pinassa e per visitare la moschea di Djenne costruita interamente in sabbia e fango! Per le strade ci sono animali, bimbi e donne vestite con abiti coloratissimi, con i turbanti abbinati ai vestiti, passo altero ed elegante e la maggior parte di loro trasporta un bimbo sulla schiena. Siamo fortunati, la giornata è soleggiata.


Il 09/01/2008 dopo aver fatto il pieno di gasolio a Douenza, mangiamo un fegato di montone alla griglia di cui l’Imperatore è ghiotto e poi ci avviamo verso Timbuktu per poi raggiungere Essakane dove si terrà il Festival au Desert. Dobbiamo percorrere più di 200 km di tole ondulé terribile, sembra che la macchina si stia smontando, il rumore è assordante, non si riesce a parlare e nemmeno ad ascoltare la musica. Per strada incontriamo tanta gente in panne, degli inglesi che arrivano dal Ghana con il radiatore rotto, dei maliani con la macchina insabbiata: il tole ondulè non perdona!
Finalmente nel primo pomeriggio arriviamo al traghetto che attraversa il fiume Niger e trasporta persone ed automobili alla sponda Nord quella che si affaccia sul Sahara e dove è situata Timbuktu.
A causa del Festival au Desert che inizia il 10/01/2008 dobbiamo aspettare sei ore per salire sulla chiatta; il festival, a cui stiamo andando anche noi, è una manifestazione culturale che si svolge dal 2001 dapprima in città a Timbuktu e poi invece in un’area desertica a un’ora di strada dalla città. Alla fine aspettare in coda con decine di auto si rivela divertente: l’attesa diventa un grande happening quando l’Imperatore alza il volume del nostro stereo e comincia a proporre a tutto volume Bob Dylan, Led Zeppelin, Pink Floyd, Doors e la colonna sonora di Easy Rider. Tutti gli stranieri, in coda come noi per andare al Festival au Desert, apprezzano molto: si canta, si ride, si balla e si fa conoscenza! Il potere della Musica!
Finalmente alle undici entriamo in Timbuktu, è buio ed abbiamo una fame incredibile. Troviamo un chiosco all’ingresso della città che ci serve un microscopico pollo allo spiedo, dopo cena parcheggiamo sulla strada principale, apriamo la tenda e buonanotte!

Tombouctou N16° 46′ 29,8″ O 3° 00′ 43″

TO BE CONTINUED…

http://www.unife.it/stum/lettere/insegnamenti/antropologia/materiale-didattico/anno-accademico-2019-2020-prof-marta-arzarello/lezione-dell11-novembre-presentazioni-studenti/dogon

2 risposte su “la terra dei Dogon”

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