Delilah è una canzone uscita in UK nel 1968, ha un testo forte che parla d’amore ma anche di morte. A cantare questa canzone scritta da Barry Manson ed arrangiata da Les Reed, è l’ex minatore, grande performer, interprete forte ed indistruttibile Tom Jones (che forse i più giovani ricordano in Mars Attacks! di Tim Burton del ’96 e come straordinario interprete di Sex Bomb sempre negli anni ’90).
Beh Tom Jones ci sta, è credibile nei panni dell’uomo tradito, innamorato, perculato che poi non ce la fa più; la musica drammatica e dal retrogusto latino enfatizza debitamente la storia narrata dalla canzone in cui si racconta di un uomo che sospetta la propria compagna di tradirlo, lui crede che lei abbia una relazione fedifraga, quindi segue la sua dolce metà per spiarla, fino a quando la pesca tra le braccia di un altro uomo, suona alla sua porta, lei lo deride, lui la uccide e poi ovviamente chiede perdono!
I saw the light on the night that I passed by her window I saw the flickering shadows of love on her blind She was my woman As she deceived me I watched and went out of my mind | Vidi la luce accesa la sera che passai davanti alla sua finestra Vidi ombre frementi d’amore sulle sue veneziane lei era la mia donna mentre lei mi tradiva io guardavo e andai fuori di testa |
My, my, my, Delilah Why, why, why, Delilah | Mia, mia, mia Delilah perché, perché, perché Delilah? |
I could see that girl was no good for me But I was lost like a slave that no man could free At break of day when that man drove away, I was waiting I cross the street to her house and she opened the door She stood there laughing I felt the knife in my hand and she laughed no more | Avrei dovuto capirlo che quella non era la ragazza giusta per me ma ero perduto come uno schiavo che nessuno può liberare All’alba quando l’altro andò via (ero lì) che aspettavo attraversai la strada fino a casa sua e lei mi aprì la porta lei stava lì e mi rideva (in faccia) Io mi trovai nella mano il coltello, e lei non rise mai più |
My, my, my Delilah Why, why, why Delilah | Mia, mia, mia Delilah perché, perché, perché Delilah? |
So before they come to break down the door Forgive me Delilah I just couldn’t take any more She stood there laughing I felt the knife in my hand and she laughed no more | Perciò prima che vengano a buttar giù la porta perdonami Delilah, ma non ce la facevo più Lei stava là e rideva Io mi trovai nella mano il coltello, e lei non rise mai più |
My, my, my, Delilah Why, why, why, Delilah | Mia, mia, mia Delilah perché, perché, perché Delilah? |
So before they come to break down the door Forgive me Delilah I just couldn’t take any more Forgive me Delilah I just couldn’t take any more | Perciò prima che vengano a buttar giù la porta Perdonami Delilah, ma non ce la facevo più Perdonami Delilah, ma non ce la facevo più |
(Autori: B. Mason – L. Reed) |
Se si ascolta attentamente Delilah si comprende che è una canzone su un omicidio (adesso si direbbe femminicidio), sembra quasi rendere accettabile l’idea che si possa uccidere una donna per gelosia. Delilah non è l’unica canzone a parlare di omicidio, nel panorama musicale anglofono ce ne sono di famosissime, ma questa è un’altra storia.
Non so perché ma in Italia questa canzone è stata tradotta con il titolo di La nostra favola e non so nemmeno perché sia stato completamente cambiato il senso del testo originale. Non credo che la scelta sia avvenuta per rispetto verso le donne (per non correre il rischio di far diventare una canzonetta un inno al femminicidio) credo piuttosto sia intervenuta la censura o il romanticismo, siamo in Italia a fine anni ’60, ed ho ben presente chi ci fosse ai vertici della classifiche.

La cover italiana del successo internazionale di Tom Jones è stata proposta, con grande accoglienza del pubblico, da Jimmy Fontana nel 1968 ed in seguito da altri tra cui I Ribelli, Tony Del Monaco ed ultimamente da Il volo.
Il testo, più che stravolgere l’originale, è proprio l’opposto: infatti Paolo Dossena, che riscrive il testo in italiano, lo trasforma in una dolce favola di due innamorati poveri ma felici (con lui incapace anche di dare una mano di vernice bianca alle pareti più grigie del fumo) e che cominciano a vivere il loro amore tipo “due cuori e una capanna”.
Io ricordo benissimo questa canzone perché era la mia favorita quando ero piccolissima e la cantavo a modo mio (la canzone è del 1968, io sono nata nel 1967). Mia madre di certo conserva, in cantina, in uno scatolone polveroso, una musicassetta con registrata la mia voce di bimba che canta ” mai mai maaaaaai ti accccccioooooo…mai mai maaaaaaai acccciolaaaaaa”.

LA NOSTRA FAVOLA
C’era una volta
un bianco castello
fatato
un grande mago
l’aveva stregato
per noi
sì io ti amavo
tu eri la mia regina
ed io il tuo re
Mai mai mai
ti lascio
mai mai mai
da sola
e per noi
mai niente
più cambierà
tu sarai sempre
regina ed io il tuo re
Quattro pareti
più grigie del fumo
di un treno
questo è il castello
che io posso fare
per te
Sì tu mi ami
come se fossi per te
un vero re
Mai mai mai
ti lascio
mai mai mai
da sola
e per noi
il tempo si fermerà
tu sarai sempre
regina ed io il tuo re
Sì tu mi ami
come se fossi per te
un vero re
mai mai mai
ti lascio
mai mai mai
da sola
e per noi
il tempo si fermerà
tu sarai sempre
regina ed io il tuo re
Tu sarai sempre
regina ed io il tuo re