“Non è triste Venezia” è il titolo di un libro, che riprende il titolo di una canzone. Il libro l’ho scoperto solo ora, la canzone la conosco da sempre, come Venezia; eterna tanto quanto Roma, preziosa, immortale, fragile, vitale, vera.
“a Venezia s’impara a vedere e ascoltare l’invisibile e l’inaudibile, le pietre i mattoni, lo scuro, l’acqua, la luce, le cose ci parlano”.
CUCCIOLODiRUSPA | Venezia, la luce, le pietre, lo scuro, l’acqua…
Ho avuto il privilegio di trascorrere un giorno a Venezia a fine luglio 2020 in compagnia di una cara amica, siamo state totalmente pervase dalla sua bellezza (che definirei quasi incantatrice) ed abbiamo camminato per ore, praticamente senza meta.
Impossibile decidere un itinerario… troppi scorci, troppi colori, troppa magnificenza.
Venezia con le sue infinite isole ha sempre avuto un effetto magnetico su di me.
La conosco da sempre ma ogni volta che ci ritorno mi sento trasportata in un mondo magico e parallelo rispetto alla realtà.
Forse perché non ci sono auto e quindi bisogna spostarsi a piedi, la meraviglia è ovunque.
E’ stato piacevole passeggiare e scoprire scorci che non ci aspettavamo: senza la calca di turisti Venezia è ancor più bella di sé stessa. Ci siamo trovate spesso in perfetta solitudine nelle calli ombreggiate, vicino ai canali, ad osservare le case ed i segni indelebili dell’acqua “granda”; e stavolta è stato facile guardarla ed innamorarsi ancora una volta di questa Venezia semi-deserta; un amore diverso, ma pur sempre amore.
La città trasuda tutta la fierezza della gloria passata. Tutto sembra in rovina e sul punto di crollare in quell’acqua che invece sostiene una città incantevole ed indimenticabile. Le facciate di molti palazzi e di tante costruzioni sono devastate dal tempo, macchiate di umidità, firmate dalla laguna, eppure danno l’idea di essere indistruttibili: sono così affascinanti.
Ci aspettavamo che da un momento all’altro si affacciasse qualche donzella spettinata e stropicciata dopo una notte d’amore, o di sorprendere due amanti baciarsi appassionatamente come nel quadro di Depero.

Ogni volta che arrivo qui mi riprometto di seguire i cartelli per Rialto: ma mi perdo puntualmente e volutamente; ci abbiamo provato anche questa volta, ma senza risultato, ci siamo trovate a girare a caso, rapite!
Il ponte di Rialto è sorprendente, lo abbiamo attraversato prima di passare dal mercato del pesce che era già stato smantellato, solitamente lo trovo brulicante di veneziani, inondato di colori, rumori e odore di mare. Stavolta l’abbiamo visto vuoto, solo qualche colombo ed un foglio di carta che danzava cullato dalla brezza.
- Abbiamo guardato i Veneziani svolgere le loro attività, li abbiamo sentiti “ciacolare” per strada, di fronte ai negozi o seduti al tavolino di uno dei tanti “bacari”. Per la prima volta sono riuscita a rallentare il passo, senza essere travolta dal torrente in piena dei turisti.
- Abbiamo avuto il tempo di apprezzare l’atmosfera a misura d’uomo, fermarci davanti alle botteghe, curiosare nelle vetrine, godere la lentezza di una calda giornata di luglio.
- Abbiamo mangiato i “cichéti” col baccalà, non si può andare a Venezia e non fermarsi a prendere “un’ombra de vin” ed un paio di cichéti. (per i curiosi cichéto viene dal latino ciccus, che significa poco, e sono dei deliziosi bocconcini offerti agli avventori per non farli ubriacare alla prima ombreta de vin)
- Abbiamo visto anche una Venezia quasi immobile: niente venditori ambulanti, pochi turisti, niente rumori -solo occasionali schizzi di remi nei canali- ed il vociare attutito che usciva dalle finestre aperte. Poco distante da Rialto o da San Marco la città era deserta, silenziosa, sublime. Ogni casa era resa affascinante dai resti di antiche finestre ad archi, ogive e bifore affiancate a piccole finestre con fioriere e fili di biancheria.
Le strade di Venezia parlano di una storia che attraversa un millennio; la storia di come una laguna paludosa – abitata dapprima da un gruppo di profughi trasformatisi in pescatori – si sia trasformata in una delle potenze commerciali più ricche del mondo. Eppure nonostante tutta la sua storia, Venezia non è un museo, anzi; all’interno di questo labirinto di ponti, cortili, rii, canali e la piazza c’è una città vivace. Una città viva e per nulla triste, nonostante le parole della famosissima canzone (ma Aznavour vedeva triste Venezia perché aveva il mal d’amore)
Non è triste Venezia!
Composta da 450 ponti, 120 isole è un reticolo di strade strette e tortuose, di colombi che si sfidano nella piazza, nei campi e nelle calli, di campanili, chiese e palazzi.
Trovare Venezia in mano ai Veneziani è stato impagabile; erano lì e finalmente li potevamo ascoltare; ho percepito ed adorato quel loro meraviglioso modo di parlare, l’accento, la grazia e l’eleganza di chi è nato avvolto dalla Bellezza. Stavolta mi son sentita a Venezia anche quando non ero in una qualsiasi tranquilla strada laterale a Dorsoduro, o a Cannaregio o nel Ghetto, ma anche a San Marco o Rialto.
Nel momento in cui ci siamo allontanate dalla Strada Nuova in pochi minuti ci siamo trovate nel più antico ghetto ebraico d’Europa. Con i suoi caratteristici edifici alti, i campi ed i campielli silenziosi e il museo ebraico: una parte fondamentale della storia veneziana, fortunatamente libera dai turisti. Suggestivo, si respirava una energia diversa, era un luogo dove avrei voluto fermarmi di più, sedermi su una panchina ed ascoltare le voci e le testimonianze di un passato ancora prossimo.
“in parte fiabesca, in parte trappola per turisti”.
Thomas Mann
Con i suoi canali, le gondole ed i gondolieri e le viuzze aggrovigliate Venezia è considerata una delle città più romantiche e famose al mondo; le persone ci vanno in luna di miele, in gita scolastica, in fuga d’amore.
I gondolieri sono tutti belli, sorridono sempre, si muovono con grazia e sono reali, in tutti i sensi.
Tutti prima o poi tutti passano di là, so che c’è un detto modificato che dice:
“Vedi Napoli e poi mori, varda Venessia e dopo discori”
si potrebbe modificare ulteriormente in
“vedi Napoli, Venezia e poi Mori”!
(Mori è un bel paesino!!!) 😉
Quando si arriva in città si comprende perchè i sensi degli artisti lì si acuiscano. A Venezia non c’è quel velo di modernità che rende tutto omologato e facile. A Venezia si percepiscono le idee e le energie e le belle vibrazioni di chi c’è passato.
Quanti artisti, attori, musicisti, intellettuali, innamorati…Non mi metto ad elencarli perché non avrebbe senso, ma ne sono passati tantissimi.
“Si è sempre dato per scontato che Venezia è la città ideale per una luna di miele, ma è un grave errore. Vivere a Venezia, o semplicemente visitarla, significa innamorarsene e nel cuore non resta più posto per altro.”
Peggy Guggenheim
Non ho volutamente parlato di musei, chiese, palazzi, monumenti perché volevo fosse una carrellata di sensazioni e non una lezione di storia dell’arte. Venezia è stata cantata, filmata, dipinta, descritta da tantissimi, ognuno la vede a suo modo, io stavolta l’ho vista così!
P.S. ovviamente sono impressioni superficiali di una turista egoista. Il danno economico immagino sia immenso, le mie considerazioni sono esclusivamente legate al fatto che per la prima volta ho visto davvero Venezia. Sono dispiaciuta per la situazione, non voglio assolutamente mancare di rispetto a chi vive grazie al turismo (come me del resto).
FONTI:
https://www.veneziaunica.it/it/content/ombre-e-cich%C3%A9ti
5 risposte su “non è triste Venezia”
Grazie per avermi portata nella magia 💕
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Grazie a te di leggere e di capire!
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Ahime’ mai stata a Venezia, ma mi hai dato la possibilita’ di fare un bel giro😊
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Un giorno ci andremo! tu, il tigrotto ed io
!
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[…] Verona, Venezia, Trento, Treviso, Bolzano, Padova, Mantova, Vicenza, Brescia etc sono raggiungibili in giornata. E poi quando si può visitare il Garda fuori stagione si riesce a godere dei ritmi rallentati e provinciali dei piccoli bellissimi paesi accovacciati sulle sue rive. Accovacciati mi piace, sa di comodo, di famigliare ed un po’ informale. […]
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