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Ritratti (a tratti)

volevo i pantaloni

Gli abiti dovrebbero proteggere la persona e consentirne libertà di movimento e circolazione…

Una bella storia

Sono abbonata a qualche quotidiano online ed a volte mi piace leggere le notizie più leggere, gli aneddoti, le curiosità. Oggi mi va di raccontare una storia letta da poco che parla di una donna, una donna speciale.

Chi è Helen Hulick

La maestra d’asilo nel 1938 Helen Hulick ha dato una scossa alla moda femminile, e lo ha fatto a Los Angeles, in un tribunale. Helen era un’educatrice rispettata e conosciuta per le sue idee ed i suoi metodi di insegnamento innovativi per i bimbi con problemi di linguaggio.

La Hulick il 9 novembre 1938 arrivò in un tribunale nel centro di Los Angeles per testimoniare contro due sospettati di furto con scasso. Ma non appena arrivò il focus in aula si spostò immediatamente dai due presunti malviventi all’abbigliamento della testimone. La Hulick indossava dei pantaloni ed il giudice Arthur S. Guerin non appena la vide, stizzito la rimproverò e decise di riprogrammare la sua testimonianza ordinandole di indossare un abbigliamento decoroso la prossima volta che si fosse presentata in tribunale.

La Hulick non si lasciò scoraggiare, parlò con i media e fu citata dal Los Angeles Times il 10 novembre 1938; il quotidiano riportò il suo pensiero parola per parola:

“ Dì pure al giudice che difenderò i miei diritti. Se mi ordina di indossare un vestito, non lo farò. Mi piacciono i pantaloni. Sono comodi. “

“You tell the judge I will stand on my rights. If he orders me to change into a dress I won’t do it. I like slacks. They’re comfortable.”

Cosa significa “slacks”

Mentre leggevo l’articolo pensavo che Helen mi piaceva un sacco! Ho anche imparato una parola nuova: SLACKS che significa pantaloni, casual e old fashioned, pantaloni informali unisex, pantaloni che non sono parte di un “completo”. Tutte le definizioni le ho estrapolate dal collinsdictionary.com!

Continuo il racconto e la faccio breve, anche se breve non è!

La cara Helen tornò impavida in tribunale con i pantaloni e sembrava quasi voler sfidare il giudice. “Vostro onore” si incazzò alquanto e la cacciò dall’aula dicendole ancora che l’attenzione dei presenti si era spostata dai sospettati al suo abbigliamento non consono; l’anticonformista Helen fece scatenare l’ira del giudice, probabilmente turbato dai brillanti colori del suo abbigliamento, verde e arancione, portati con naturalezza.

Ma Helen non era una tipa da arrendersi così e quindi dichiarò in un’altra intervista al Los Angeles Times che indossava pantaloni da quando aveva 15 anni e che aveva intenzione di tornare in tribunale una terza volta indossando pantaloni. Ed aggiunse che:

“se mi mette in galera spero che possa aiutare a liberare per sempre le donne dall’anti-pantalonismo”.

“ if he puts me in jail I hope it will help to free women forever of anti-slackism.”

Fedele a se stessa – ma col supporto di un avvocato, William Katz, che si era portato dietro quattro volumi di citazioni sul diritto ad indossare anche in tribunale l’abbigliamento voluto – Helen si ripresentò in pantaloni.

Il giudice fulminò la Hulick con lo sguardo ed infine la condannò a cinque giorni di prigione per oltraggio alla corte. In definitiva in gattabuia fu costretta a indossare un abito, quello in tela di jeans delle detenute.

Il suo avvocato però ottenne il suo rilascio immediato e portò la questione in Corte d’Appello, che sancì il diritto di Helen, come di ogni altra donna, a indossare i pantaloni anche in un tribunale. YEEEE!!!

Per concludere, il 17 gennaio 1939, Helen Hulick fu di nuovo convocata come testimone in tribunale e dopo la sua vittoria sul giudice Guerin e sulla mentalità rigida/conformista e bacchettona dell’epoca, la ragazza si presentò in tribunale vestita in abiti femminili, ma stavolta per sua scelta!!

Helen Hulick, il suo sorriso e la gonna…

I pantaloni sono comodi ed igienici

Ho riportato questa storia perché spesso mi rendo conto di come sia scontato per me un certo tipo di comportamento (tipo scegliere di indossare pantaloni, gonne, caftani, tute, bikini, etc) mentre in passato non era così. Già un’altra donna americana aveva lottato contro l’uso delle lunghe gonne con cui si abbigliavano le donne nell’800. Mi riferisco alla dottoressa Mary Walker che vestì sempre sostanzialmente come un uomo, seguendo i consigli dei propri genitori. Nel 1871 scrisse:

I più grandi dolori quotidiani di cui soffrono le donne sono fisici, morali e mentali, causati dal loro modo poco igienico di vestire“.

Si oppose all’uso delle lunghe gonne con numerose sottovesti tipiche dell’epoca soprattutto per l’eccezionale capacità che avevano quegli abiti di raccogliere polvere e sporcizia. Mary Walker fu la prima e ultima donna a ricevere la Medaglia d’Onore, il più alto riconoscimento militare del proprio paese, e uno degli unici 8 civili mai insigniti di tale onorificenza, mica cazzobubbole.

Donna in tenuta sportiva inizio ventesimo secolo

Fino a cent’anni fa la maggior parte delle donne non indossava i pantaloni che non erano contemplati nel guardaroba femminile. Anzi erano un simbolo dell’universo maschile. Erano tollerati quando le donne dovevano svolgere qualche attività impossibile da realizzare con la gonna. Nei primi anni dell’Ottocento però, i pantaloni cominciarono ad essere usati come manifesto di emancipazione e di indipendenza.

Tutte le donne che osavano indossarli venivano guardate con disappunto e dichiarate immorali.

La classe di Marlene Dietrich

Nelle mie ricerche sul web ho scoperto che a Torino il 31 marzo 1911 una donna italiana indossò un paio di pantaloni femminili, suscitando enorme clamore; li aveva ideati il sarto parigino Paul Poiret per l’Expo torinese di quell’anno. Grazie alle guerre mondiali ed alla successiva rivoluzione del ruolo femminile i pantaloni divennero un capo presente talvolta anche nel guardaroba femminile. Ma bisogna attendere la fine degli anni Settanta, il movimento hippie e la diffusione dei jeans, perché i pantaloni diventassero finalmente un capo per entrambi i sessi. 

MA QUESTA É UN’ALTRA STORIA!


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