Vivian Lamarque, scrive parole che mi piacciono.
L’ho scoperta anni fa su una rivista femminile, non su un’antologia scolastica, scrive poche e chiare parole, e riesce sempre a condensare nei suoi versi i semplici valori della vita. Le sue poesie sono raffinate, gentili, amorevoli ed ironiche; riporta gesti, racconta sogni e descrive pensieri che bene o male tutti abbiamo dentro e li esprime con disarmante semplicità.
Mi piace: amo la pulizia delle parole, il tono confidenziale, l’onestà dei sentimenti; i suoi versi risultano garbati, rassicuranti e spesso informali. Per me Vivian Lamarque è semplice, non banale; è leggera e giocosa non superficiale; sembra animata da una sorta di infantile meraviglia.
Un altro eterno bambino ( mi riferisco a Picasso non a Peter Pan!!! ) diceva che
“tutti dovremmo tendere all’infanzia”,
Pablo Picasso
e Vivian Lamarque ci riesce perfettamente; in un mondo pesante come il nostro di oggi, lei ci fa riprendere contatto con il gioco e con noi stessi. Il suo stile non significa mancanza di cultura, (anzi leggendo la suo biografia si evince quanto falsa possa essere questa affermazione) le sue composizioni mostrano come guardare le cose e gli eventi senza condizionamenti e malizia come solo i bambini riescono a fare. E poi lei gioca con le parole, le snocciola, le plasma, le perfeziona, le combina in modo così singolare da risultare quasi in intima confidenza con chi legge.
Ho scelto tre poesie, tra le sue tante, senza motivi particolari; ora ho scelto queste, domani sicuramente ne avrei proposte altre.

Il signore nel cuore
Le era entrato nel cuore.
Passando dalla strada degli occhi e delle orecchie le era entrato nel cuore.
E lì cosa faceva?
Stava.
Abitava il suo cuore come una casa.Vivian Lamarque: Il signore del cuore (Poesie 1972-2002 -Mondadori)

Posso?
Posso saltarti al collo?
fare un sogno di te?
guardarti e toccarti?
assaggiarti un pezzetto?
farmi i codini fischiare?
giocare al lupo avere paura?
mangiarmi tutta con la tua bocca? sì?
Vivian Lamarque: Posso? (Poesie 1972-2002-Mondadori).

Lettera dal balcone
Ti scrivo dal balcone
dove resto ancora un poco questa sera
a guardare l’orto al sole di settembre
a mangiare pane e olio e foglie piccole di basilico
ti scrivo meno fiera di quello che vorresti
sono una donna forte sì
ma con anche continue tentazioni di non esserlo
di lasciarmi sciogliere d’amore al sole
e carezzarti e baciarti un po’ di più di quello che tu vuoi
ti scrivo dal balcone
guardando il fico pieno di frutti
e il pero con le foglie malate
ho qualche pensiero triste
e due o tre sereni.
Vivian Lamarque: Lettera dal balcone (Poesie 1972-2002-Mondadori)