La mia amica Emma è un bel personaggio. Ogni volta che ci vediamo mi fa il resoconto della sua ultima avventura e si tratta sempre di racconti succulenti, piccanti e sostanziosi: come una bella scorpacciata di cioccolato fondente con le nocciole, come una simpatica marachella, come un film di Tinto Brass sceneggiato da Liala.
Ci siamo trovate in città per il solito reportage mensile, lei ed io ci conosciamo praticamente da sempre ed una volta al mese ci incontriamo e ci raccontiamo, o meglio, Emma si racconta, e mi diverte tantissimo: per me è un po’ come vivere io stessa le sue (dis)-avventure amorose. Emma parla e si infervora, racconta ed infarcisce di dettagli, profumi e colori ogni storia, sempre convinta che proprio “quella” sia la storia d’amore definitiva. Per descrivere la mia amica non bastano le parole che conosco: non è catalogabile né definibile, mi limiterò a riportare le sue simpatiche avventure! La prima che voglio condividere risale a qualche lustro fa, ma per me è sempre esilarante!
Anni fa Emma arrivò ad uno dei nostri incontri mensili con “quella luce” negli occhi e con “quell’atteggiamento” che riconoscevo ogni qualvolta lei fosse in procinto di sganciare la bomba! Dopo i soliti veloci convenevoli, il suo “tu come stai” detto in fretta e senza il minimo interesse per la risposta, sussurrò, con fare misterioso e con lo sguardo a periscopio, di avere una cosa importantissima da confessarmi. Non feci nemmeno in tempo a dire qualcosa che Emma prese a raccontare. Quando Emma inizia a parlare non si può più fare nulla, lei parla e ti fa entrare all’improvviso nel suo mondo, fatto di risate sguaiate, di linguaggio da camallo, gestualità latina, uomini fantastici, uomini straordinari, uomini dolcissimi, uomini machissimi, uomini misteriosi, uomini bastardi, uomini indimenticabili, uomini… Anche questo di cui mi stava parlando era l’uomo perfetto.
Emma, su di giri, mi disse di averlo incontrato al lavoro…
“lui era un cliente e ovviamente lo dovevo servire.”
Entusiasta e con gli occhi a cuoricino continuò dicendo che
“lui era bellissimo, che aveva gli occhi celesti più azzurri del cielo sul lago a gennaio,”
e poi che
“lui aveva un sorriso bianchissimo e quel giorno ( il giorno del nostro primo incontro ) indossava delle ciabatte infradito in gomma ed aveva piedi bellissimi e polpacci forti.”
Mi chiedo sempre come faccia Emma a notare i piedi delle persone, ha una memoria incredibile ( ed aggiungo io inutile ) per calzature ed automobili. Mentre Emma raccontava enfatizzando ogni scena, io cercavo di immaginare questo Adone, sorridevo ed annuivo come i pupazzetti con le teste dondolanti che le nonne mettono sul cruscotto!
Emma tutta infervorata e sempre con gli occhi a cuoricino mi disse:
“…ho avvertito gli occhi di lui ( celesti più azzurri del cielo sul lago a gennaio ) fissi sulla mia scollatura, anzi sull’ultimo bottone della mia camicetta.”
Poi si mise a spiegare per filo e per segno come fosse riuscita a conoscerlo ed a parlare con lui :
“…mentre stavo lavorando, lui era seduto al tavolino del bar; ad un certo punto arriva il garzone del fruttivendolo e mentre scaricava le casse di frutta io mi sono avvicinata per aiutarlo e prendere un’anguria.”

“lui nel frattempo stava osservando interessato la scena dell’anguria e stava borbottando tra sé e sé quanto gli piacesse l’anguria; io estasiata lo guardo e con un flap flap di ciglia gli dico che però l’anguria è più buona fredda; lui allora ribatte esclamando che l’anguria gli piace anche calda”.
A quel punto Emma, che nonostante gli studi in collegio è bastantemente rustica, con sguardo malizioso mi raccontò il seguito:
” colsi la provocazione e sussurrai all’Adone dagli occhi di ghiaccio che se gli piacevano le cose calde io ero tenutaria di una patata estremamente bollente.”

Io non sapevo più che dire, ero basita ed attonita; risi ovviamente ed avrei tanto voluto essere presente e vedere la faccia di lui, la immagino simile a quella di Renato Pozzetto in uno dei suoi tanti film! Emma grazie al cielo non entrò nello specifico e si limitò a confessare che:
“da quel momento tra noi iniziò un gioco di sguardi ed ammiccamenti a scollature, patate, carpe e bignole.”
( ho provato a chiedere delucidazioni ma poi ho preferito lasciar perdere per timore della risposta! )
Infine la mia amica, sfacciata come sempre, mi disse di essersi innamorata di lui , dei suoi piedi e della rombante fuoriserie con cui si spostava dal mare al lago.
Il potere delle patate e dell’amore!