La prima poetessa che incontriamo percorrendo la storia antica è una principessa dal nome difficilissimo: Enḫeduanna (Enkheduanna) sacerdotessa del dio Nanna a Ur, uno dei più venerati santuari della Mesopotamia. Visse quindi intorno al XXIV secolo a.C. figlia del re Sargon. Ma non è di lei che voglio parlare, perché di lei non so nulla.
Oggi vorrei fare un breve discorso su Saffo, che conosco un po’ meglio della principessa Sumera.
Saffo nacque nell’isola di Lesbo tra il 640 e il 630 avanti Cristo, anche lei fu sacerdotessa ma di un tiaso (θίασος), legato al culto di Afrodite, in greco antic Ἀφροδίτη Aphrodítē la dea della bellezza, dell’amore, della sessualità e della primavera. Nei tiasi venivano mandate le ragazze delle famiglie aristocratiche affinché ricevessero un’istruzione. L’educazione delle fanciulle era finalizzata al matrimonio, e quindi venivano loro insegnate arti quali il canto, la danza, la ricerca della bellezza, la raffinatezza e l’amore, affinché diventassero garbate, seducenti e colte (nell’antica Grecia funzionava così, il collegio era ben più vivace di quelli moderni).
Saffo è la poetessa più importante nell’antichità. Una donna che ha dedicato la sua vita all’istruzione femminile e all’amore, che sono poi il tema portante della sua poetica forte e passionale. Dopo essere stata in esilio probabilmente a Siracusa a causa di una guerra sulla sua isola, tornò a Lesbo per insegnare nel tiaso. Sono tante le leggende legate a lei, Platone le dedicò un epigramma ed Anacreonte la rese famosa raccontando di lei e del suo rapporto con le sue allieve, spesso amoroso ed erotico. Infatti il termine amore saffico definisce un amore tra donne e dal 1800 proprio la poetessa di Lesbo divenne simbolo dell’amore omosessuale femminile.
Perché parlo di Saffo in questo momento?? A parte che mi piace tornare al liceo con i miei compagni ed i professori, rivedermi giovane donna alle prese con i primi batticuore, parlo di lei perché l’Amore, che sia omo o etero, è sempre Amore, come diceva De Andrè “l’amore ha l’amore come solo argomento”. In questi tempi di polemiche bigotte per i gusti e per l’orientamento sessuale delle persone, proporre Saffo mi sembra ideale.
L’Amore non ha sesso.

I carmi di Saffo e i suoi epitalami, poesie destinate alle allieve che si apprestavano a sposarsi, ci sono arrivati molto spesso in forma frammentaria; l’unica opera completa della grande poetessa di Lesbo è il suo famoso “Inno ad Afrodite”, al cui culto era dedicato il suo tiaso (il testo è facilmente reperibile in rete).
L’amore di Saffo ha lo stesso sapore dell’amore che provo io, ed io per ora sono eterosessuale. Nessuna distinzione tra sessi, si parla d’Amore.
Se non ci si focalizza sulla sessualità, ci si rende conto che l’Amore ha mille volti, e mille protagonisti: l’Amore per l’arte, per la musica, per la natura, per la vita.
Quante volte anche a me è capitato di pensare:
«Δέδυκε μὲν ἀ σελάννα
Σαπφώ
καὶ Πληΐαδες· μέσαι δὲ
νύκτες, παρὰ δ’ ἔρχετ’ ὤρα·
ἔγω δὲ μόνα κατεύδω.»
cioè
«È tramontata la luna
traduzione di Giulio Guidorizzi
insieme alle Pleiadi
la notte è al suo mezzo
il tempo passa
io dormo sola.»
La luna è la stessa per etero e per omo, la sensazione di solitudine pure, cosa c’entra il resto?
Questo frammento (168b Voigt) è stato tradotto anche da Ugo Foscolo, Giacomo Leopardi, Salvatore Quasimodo e Cesare Pavese che ne danno ognuno la propria personale interpretazione, ma non si discostano molto tra loro, il sunto è questo: la poetessa si tormenta per l’assenza della persona amata e per la solitudine.

Saffo, la prima educatrice della storia, è moderna modernissima, seppur classica, è senza tempo, perché l’Amore è un sentimento immutato!
Che dire? Cos’altro aggiungere?
In un’epoca dove dominava la vigorosità guerresca dei maschi, Saffo ne affermava l’inutilità, l’insensatezza e l’assurdità dinanzi all’Amore, che è il solo a poter dare un senso alle azioni degli uomini, alle loro vite.
Persino Elena di Troia che, secondo Omero, scatenò la famosa guerra che “infiniti lutti addusse agli Achei” esempio tra i più citati di adulterio e disonore familiare, viene da Saffo non solo riabilitata come vittima incolpevole di Afrodite, ma tratteggiata come responsabile della propria scelta. Elena risulta essere una donna coraggiosa perché libera nel sentimento: “navigando fino a Troia” abbandonando il pur “eccellentissimo” Menelao e ogni altro affetto si unì a Paride, colui che le era stato indicato dall’Amore.
E come Elena, anche per Saffo le guerre e “tutti i carri dei Lidi e chi combatte in armi” non sono nulla di fronte al “passo seducente” e al “volto raggiante e luminoso” dell’amata, e ormai lontana, discepola Anattoria…
Se non è Amore, questo…
